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Settembre, connessioni

Come sarebbe sbirciare quaggiù, nelle nostre consuetudini, dalla Stazione Spaziale Internazionale? Come ci apparrebbero le cose a noi familiari? Cosa riconosceremmo e cosa invece ci apparirebbe inusuale?

Prospettive

La foto della copertina rappresenta due città, Washington e Baltimora, riprese di notte dalla Stazione Spaziale Internazionale. 

L'abbiamo incontrata online, per caso, mentre preparavamo questo invio. Il post da cui proviene è stato pubblicato pochi giorni fa su una interessante pagina di divulgazione scientifica. Un team che si impegna moltissimo a rendere accessibili cose potenzialmente molto complesse. Come puoi immaginare, ci risuona un pò :)

Gli autori propongono l'immagine e poi riflettono su quanto "vista da lassù, una città possa essere così simile a un ammasso di galassie. (...) la somiglianza è netta: una città immersa nella notte appare da lassù come un intero ammasso di galassie appare da quaggiù". 

E poi continuano: "Ma dove noi appassionati di astronomia vediamo in questa foto una somiglianza con degli ammassi di galassie, un patito di biologia potrebbe vedere un richiamo a dei neuroni.

È come se l’universo avesse delle strutture preferite che tende a riproporre attraverso tutte le scale, da quella microscopica a quella cosmologica, passando per la nostra, che ci appare miracolosamente e misteriosamente in bilico tra quella dell’infinitamente piccolo e quella dell’infinitamente grande".

E queste strutture preferite, a quanto pare, sono reti.

Connessioni e salvataggi

La parola rete ha almeno un altro interessante significato, non solo in italiano. Indica - citando Treccani - un incrocio di fili di materiale, un intreccio dai molti usi, tra cui ci viene in mente quello di creare uno spazio di sicurezza in cui qualcun* può mettersi alla prova, come atlete e atleti che si esibiscono in volteggi ad altezze spericolate.

Costruire relazioni e reti, per con-dividere la fatica dell'oggi e il disorientamento che talvolta può prenderci in tempi così strani, per compensare la sensazione di essere solo noi, al Mondo, che troviamo qualcosa che sembra non possa essere messo in discussione, sconvolgente, non giusto, brutto.

Creare reti di salvataggio potrebbe, in effetti, essere una via preziosa.

Perché, concludono gli autori del post che citavamo prima, "anche noi che spesso nemmeno ci sentiamo parte della natura, senza volerlo abbiamo riproposto per organizzarci gli stessi schemi che la natura aveva già usato moltissimo tempo fa per organizzare le cellule e ancora prima per organizzare la materia generata dal Big Bang". Nelle città, per esempio. Nella comunità, aggiungiamo noi.

Siamo parte del sistema di cui parlavamo sopra, o no?

E quindi, che si fa?

Ci abbiamo pensato parecchio, qui a Spazi dell'anima. All'importanza di ricominciare a incontrarci, a tessere incroci di fili che sostengano sul vuoto.

Per chi di noi ha perso un po' l'abitudine a farlo, per chi ha già qualche impegno, per chi ha voglia di stare insieme.

Per tenere la direzione anche nelle routine frenetiche e nell'ansia - da prestazione, da FOMO, da Se vuoi puoi e tutte le varie forme che essa assume nelle nostre società ottimizzatrici.

Abbiamo qualche idea, che ci piacerebbe ritirare fuori, per recuperare anche la fisionomia conviviale che fin dall'inizio, parecchi anni fa, ha caratterizzato la nostra associazione. Te ne parleremo nella prossima Pausa.

Al prossimo mese e, se hai bisogno, siamo qui.
Spazi dell’anima
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